L’idiota – Elif Batuman

L’idiota

Autore: Elif Batuman

Editore: Einaudi

Selin è una matricola all’università di Harvard.

Fino ad ora ha vissuto in una famiglia molto dedita alla cultura, allo studio, alla letteratura.
“A me non interessava la società,non interessavano i problemi economici della gente dei secoli passati.
Volevo sapere cosa significavano veramente i libri.
Era così che io e mia madre avevamo sempre parlato di letteratura”.
Selin ama il linguaggio e le sue infinite potenzialità di espressione, ama studiare come la lingua possa manifestare il pensiero, l’amore, l’odio, la passione e ogni tipo di sentimento.
È affascinata e rapita dall’uso delle parole, le pesa, le analizza, le seziona, le esplora .
Così rimane stupita dall’uso delle mail.
Parole anonime, senza suono, senza tono, senza inflessione della voce, quasi vuote.
“Sempre lì immutate, una lista luccicante di messaggi inviati da tutte le persone che conosci, tutti scritti con gli stessi caratteri, come fosse la calligrafia universale del pensiero o del mondo .”
Comunque anche se catapultata in questo nuovo mondo, Selin inizia a frequentare l’università, segue le sue lezioni di linguistica e aggiunge un corso di lingua russa .
Fa amicizie, condivide la stanza con due ragazze .
È capace, dotata, tanto che aderisce ad un progetto che la vede insegnante di recupero per ragazzi disagiati dei quartieri periferici. Ma Selin non si lascia coinvolgere, non stabilisce nessun contatto con i suoi allievi.
Sembra quasi che nulla la possa toccare, fino a quando non incontra Ivan .
Selin vede allora il mondo intorno a sé privo di valore, sbiadito, inutile di fronte al desiderio di sentire e vedere lui.
“Non avevo mai fatto altro che andare a trovare i miei genitori e nulla mi diceva che la situazione sarebbe cambiata.
Peggio ancora sapevo che la colpa era soltanto mia .se mia madre mi diceva di non fare una cosa io non la facevo “
Ma Selin non sa lasciarsi andare, non sa divertirsi, non sa ascoltare i suoi desideri.
Con Ivan inizia una corrispondenza per mail, ma è difficoltosa, stentata, perché analizza ogni parola usata da Ivan, la interpretata in svariati modi differenti fino a perderne la spontaneità e la genuinità.
Sollecitata da Ivan che è ungherese deciderà di aderire ad un meraviglioso progetto: insegnare inglese nelle realtà rurali in Ungheria.
Un’altra opportunità per Selin, ma riuscira ad uscire dal suo involucro?
Riuscirà a vivere spontaneamente e senza filtri il suo amore?
L’autrice ci mostra un aspetto della giovinezza davvero interessante.
Selin è una studiosa della lingua ma invece di usare le sue doti, la sua conoscenza per emanciparsi, per vivere in piena libertà, ne rimane vittima .
Si ferma, si sofferma su ogni minimo dettaglio della vita, è sempre indecisa, non sa capire cosa prova, non sa godere di una serata in discoteca, ha paura di sé stessa e degli altri. È imprigionata, bloccata. La sua cultura è un masso che si porta dietro e che la rallenta .
Mentre lei pensa e soffre, la vita leggera e spensierata va avanti. Selin si perde tutto incapace di cogliere davvero quello che è importante.
Neanche l’energia spriginata dall’amore per Ivan riesce a liberarla .
La storia ci ci pone davanti un aspetto della cultura insolito. Una cultura non strumento di emancipazione, di risveglio di crescita ma solo un peso che ne rallenta il vivere.
Lo stile usato a tratti ci è parso poco scorrevole per le numerose digressioni, di ogni genere . La ricchezza delle citazioni letterarie a volte hanno reso la lettura poco fluida.
Consigliato a chi ama la linguistica e la letteratura, a chi di una parola ne vuole cogliere ogni significato sino alla radice, ai riflessivi. Apprezzato da chi, in corso di lettura, gradisce citazioni e rimandi linguistici; adatto a chi non si fa rallentare da ragionamenti cavillosi ed impegnativi.

 

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