Le impressioni di Berthe – Stella Stollo

Titolo: Le impressioni di Berthe

Autore: Stella Stollo. Nata a Orvieto nel 1963, vive e insegna a Firenze. È laureata in Lingue e Letterature Orientali presso l’Università degli Studi di Venezia. Ha pubblicato Algoritmi di Capodanno (2011) e con Graphofeel Io e i miei piedi (2011), I delitti della Primavera (2014), Rosso Botticelli (2017), Le impressioni di Berthe (2018).

Editore: Graphofeel 2018

Pagine: 292

Prezzo: eur 18.00

 

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5 Artistica
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5 Poetica
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5 Sublime

 

“Nel marzo del 1896, ad un anno esatto dalla morte di Berthe Morisot,il gallerista Durand-Ruel organizza la prima retrospettiva a lei dedicata, con 394 opere tra dipinti e disegni.

Per tre giorni gli amici più cari di Berthe, Renoir, Degas, Monet e Mallarmé, affiancati da Julie e da Edma, rispettivamente la figlia e la sorella della pittrice, lavorano senza sosta per allestire l’esposizione.

Mentre gli artisti discutono animatamente in disaccordo sulla sistemazione ideale delle opere nelle sale della galleria, l’attenzione di Julie viene attratta da alcuni quadri di sua madre; rivive così la storia professionale e personale di Berthe a cominciare dal suo primo incontro col grande artista Edouard Manet e dalla loro reciproca passione, fino al matrimonio della donna con Eugène, fratello del pittore.”

 

Cari lettori, fatico a raccogliere tutte le emozioni che ha suscitato in me questo libro. Mi è sembrato di leggere una lunga poesia romanzata, sentire sulla pelle l’attrazione silente tra due sguardi, quello di Berthe Morisot e Edouard Manet, cogliere il loro desiderio, la loro fame l’uno dell’altra.

La storia inizia nel 1896, con Degas, sempre alle prese con il suo occhio capriccioso, brontolone ed impulsivo, che si guarda intono in cerca della parete migliore dove appendere uno dei quadri della sua cara amica Berthe.

Si sta ultimando la retrospettiva dedicata all’artista.

Renoir e Monet cercano di alleggerire l’atmosfera, di trovare un compromesso tra le posizioni, le luci  le stanze migliori dove gli spettatori possano apprezzare appieno i tratti della pittrice, i colori tenui dei suoi acquerelli. Mallarmé si aggira quieto con il suo modo di fare pacato e poetico anche nelle cose più semplici.

Julie, figlia di Berthe, osserva tutto ciò divisa tra l’orgoglio di una fama riconosciuta e il dolore di una perdita ancora troppo recente. Mentre guarda ciascun dipinto, in lei riaffiorano ricordi, frasi, piccole briciole di quotidiano attraverso cui si ricostruisce una parte della vita di Berthe Morisot.

Una donna a cui i rigidi costumi del suo tempo non potevano permettere di essere professionista e che le hanno negato la libertà che le sarebbe stata utile per poter dare spazio e sfogo alla sua arte. Sempre costretta a dipingere in ambienti chiusi, sempre esclusa da café e circoli dove i più grandi artisti andavano a discutere e confrontarsi.

“Gli uomini sono sovrani delle proprie giornate, liberi di partire e tornare, di mangiare a casa o al caffè, di frequentare teatri e balere, di andare quando e con chi vogliono per le strade o per i parchi: questa libertà che voi date per scontata, io la bramo con tutta me stessa, come un cieco anela la luce”

L’incontro con Edouard Manet ha segnato sicuramente un momento importante per la sua carriera. Nonostante già dipingesse e frequentasse altri artisti, le sue opere erano ancora acerbe e prive di quel carattere che poi la contraddistinse.

Rimase colpita dai quadri di Manet che traboccavano di vita, di una luce che non era proiettata ma creata essa stessa dai soggetti. Da Manet, Berthe prese prima di tutto briciole di tecnica, per lei fondamentali: l’effetto dei contrasti tonali, l’abilità cromatica, le sfumature.

Lui da lei prese ispirazione per dipingere la passione ed il trasporto che sentiva nei suoi confronti. I suoi quadri divennero metafora del loro grande amore.

I due non ebbero la fortuna di avere una tradizionale relazione. Tra loro c’era l’arte e c’era la rispettabilità di un uomo già sposato ed di una donna corteggiata dal fratello Eugène. Proprio ciò che sembrava separarli li unì alla fine poiché solo la pittura poteva essere motivo di intimi incontri, solo colori e pennellate potevano esprimere il tormento che bruciava i loro cuori, il desiderio della carne, la voglia di cambiare il mondo.

Fecero lunghi dialoghi in silenzio, si scambiarono dipinti come lettere d’amore, leggendovi quanto non potevano confessarsi a voce.

” Tu che richiami la mia anima verso di te, mi desideri, mi esigi. Io che mi tiro indietro per poi catturarti a mia volta. Tu, con pochi, rapidi gesti, sai consegnare la mia anima alla tela. Dentro la mia immagine ci sono io, ci sei tu, ci siamo io e te insieme”

Così Berthe, da un primo incontro poco apprezzato, in cui Manet le apparve superbo e scostante, prima si fece catturare dai suoi quadri, dai neri cupi ma espressivi, profondi ma rilucenti, poi dalla sua anima.

Poco a poco crebbe per entrambi un amore senza limiti,senza alcuna legittimazione ad esistere ma che inevitabile ed impossibile da ignorare.

La ragazza posò per lui molte volte, incapace di rifiutarsi perché quello era il solo modo per appartenergli, per giustificare i suoi occhi ardenti sulla sua pelle, il suo tocco delicato ma infuocato per sistemarle un nastro, un ventaglio come meglio poteva poi essere disegnato.

Mentre era musa Berthe divenne anche padrona di una sua tecnica, si impossessò del bianco e lo rappresentò in mille sfumature come le sue impressioni le dettavano. Ignorò il malcontento della famiglia, tenne a bada la corte di Eugène Monet che sapeva essere la persona giusta per lei, per darsi spazio come pittrice e non impazzire d’amore.

Una lettura meravigliosa. Un valzer di sentimenti che spazia nel tempo scritto con cura, garbo e cuore.

Un lettore si accorge quando l’autore ci ha messo l’anima, quando ha cercato le parole dentro sé, le ha pensate ma anche sentite e solo alla fine scritte.

Le impressioni di Berthe, le lettere che scriveva alla sorella, al caro amico Degas, le parole di Manet quando la guardava bruciante di desiderio, le osservazioni di Adele la cameriera, tutto ha contribuito ha disegnare il quadro più bello che raffigura gli anni cui la pittrice si è dedicata alla pittura con consapevolezza e caparbietà, in cui ha cercato di tenere a bada i suoi sentimenti più segreti e dirompenti, in cui più di tutto le hanno pesato le limitazioni che il suo essere donna le imponeva.

Muovendosi sul filo del decoro, le prime vendite dei suoi dipinti ed il rispetto che i suoi colleghi le riconoscevano hanno contribuito alla crescita della sua personalità.

Potrei scrivere per ore perché quando una lettura ti appassiona vuoi ubriacare il resto del mondo con le stesse emozioni che hai sentito tu, vuoi trascinare tutti in quelle pagine e fargli capire la potenza della scrittura.

Se amate la pittura, se non l’amate e volete capire perché ci si strugge dietro, se cercate una storia d’amore fuori dagli schemi, se non la cercate ma volete solo sentirne il rumore, se volete una lettura diversa che vi scuota angoli nascosti del vostro io, questo romanzo è assolutamente imperdibile.

” E occorrono sensibilità e intelligenza fuori dal comune per accettare i propri limiti e trasformarli in un’arma vincente”

Certa che rimarrà tra le migliori letture di questo 2020.

 

 

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