Nessuno si accorge quando il suo destino inizia a compiersi verso una rotta irreversibile.
La storia inizia all’angolo di un palazzo, in un quartiere di Monaco di grande prestigio. Precisamente siamo a Prinztregentenplatz num.16
Chi abita qui?
Lo conosciamo tutti
È l’appartamento di Adolf Hitler.
Sguardo duro, voce metallica. Si muove come un attore, studia le distanze, trasuda sicurezza e incute soggezione.
Il commissario Sauer è depositario della sua fiducia per un motivo ben preciso.
Scoprire la causa della morte di Geri Rabaul, nipote prediletta del Fuhrer.
Impossibile
Tutto è talmente perfetto che deve essere stato architettato.
In un vortice di conti che non tornano, prove che sembrano volatilizzarsi, testimoni irraggiungibili, il commissario è costretto a rimettere in gioco le sue carte.
Tra personaggi ben noti alla Storia come l’acuto e freddo Himmler o la rigidità delle SS ed altre comparse comunque fondamentali nel funzionamento perfetto della macchina del regime, le pagine volano.
La chiave di tutto è un angelo.
Angelo è Sauer, commissario tenace che vuole salvare la memoria di una donna.
Angelo è la statua che si trova al centro di Monaco, un tripudio d’oro che segna il raggiungimento o lo sfuggire della libertà a seconda di dove la si guardi.
Angelo è la ragazza uccisa nel fiore degli anni per l’errore di un albero genealogico
Titolo: L’angelo di Monaco
Autore: Fabiano Massimi
Editore: Longanesi
Pagine: 496
Prezzo: eur 17.10
La vicenda della morte di Geri Rabaul è realmente esistita, così come l’implicazione dei personaggi citati. L’autore si è concesso licenza poetica per rendere fluido e più strutturato un avvenimento che ancora oggi lascia molti spazi vuoti e senza risposta.
L’atmosfera tratteggiata è molto realistica. Si avverte il clima di ascesa del nazismo, il magnetismo del Fuhrer, la fragilità di qualsiasi rapporto, lavorativo o privato, alla luce dei giochi di potere.
Viene fuori il lato peggiore dell’umanità, il tradimento, l’interesse personale, il tornaconto sulla pelle altrui.
Nonostante la storia sia avvincente, scritta bene e dinamica, non sono riuscita ad apprezzarla come immaginavo.
Alcune situazioni mi sono sembrate forzate, eccessivamente banalizzate o talmente perfette nell’incastro della trama da perdere di credibilità.
Mi aspettavo un libro-documentario dove la penna dell’autore avrebbe aiutato a legare le fonti tra loro per rendere scorrevole la lettura invece mi sono trovata una sorta di poliziesco dalle tinte rosa.
Nonostante il disappunto, dovuto esclusivamente alle mie aspettative e al mio gusto personale, è un buon romanzo.
Che si sia interessati o meno a questo aspetto della storia il libro è di grande intrattenimento e si fa leggere con voracità.
Pertanto lo consiglio ma con le giuste aspettative che purtroppo io non ho avuto.