L’amore che mi resta di Michela Marzano

Titolo: L’amore che mi resta

Autore: Michela Marzano

Editore: ET

Pagine: 235

Prezzo: eur 16.62 su Ibs – brossura

 

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5

 

Sinossi:

La sera in cui Giada si ammazza, Daria precipita in un buio assoluto, dove neanche il marito e l’altro figlio riescono ad aiutarla; davanti allo scandalo di una simile perdita, ricominciare a vivere sembra un sacrilegio. Daria si barrica dietro i ricordi: quando non riusciva ad avere bambini e ne voleva uno ad ogni costo, quando finalmente ha adottato Giada e il mondo si è aggiustato, quando credeva di essere una mamma perfetta e di poter curare ogni ferita.

 

“Cordiale, franca, radiosa, tenace, vivida, amante della precisione”

Così Daria si immagina sua figlia, mentre la sta stringendo tra le braccia, perdendosi nei suoi occhi verdi e profondi.
Giada infatti porta questo nome proprio per la luce che il suo sguardo ha lasciato addosso ad una mamma innamorata e adorante che la tiene stretta ignorando il triste destino che aspetta dietro l’angolo.
E arriva veloce e improvviso quel destino, che con uno scontro frontale ti atterra.
Daria si sbriciola, attorno a lei il buio. Niente ha più senso. L’impotenza diventa una colpa da espiare. C’è solo un prima, il dopo non lo vuole e se lo volesse sarebbe una madre indegna.
Passa le sere sul balcone, a guardare la strada, la sbarra del cancello elettrico,  i parcheggi, in attesa che arrivi lei anche se sa dentro di sé che non arriverà mai più.
Il senso di colpa schiaccia Daria a terra, la fa sentire senza via d’uscita, senza ossigeno, senza speranza. Si fa presto a farsi passare la voglia di vivere cosi
“Tu non ci sei più, e io sono inconsolabile. Il senso di colpa invade tutto, perché una madre deve saperlo, che un figlio sta male, che non ce la fa ad andare avanti, una madre lo sa, per forza, e se non lo sa lo intuisce, ma se lo intuisce, ma se lo intuisce perché non fa nulla? Il mio senso di colpa gli altri non possono capirlo, Giada”
Forse tutto nasce dall’ossessione del conformismo, dal non riuscire a dire che non si è tutti uguali, da riconoscere che ci sono delle ferite che si portano dentro, che si possono cicatrizzare ma che di fatto non guariranno mai.
E’ proprio da questo conformismo che nascono le verità non dette, ma quando vengono a galla sono ancora più potenti che se fossero state svelate da subito.
“Nominare la perdita per darle un senso.
E solo a quel punto, poi, ricominciare da capo.”
Pagine dolorose, ti strapazzano il cuore e te lo restituiscono stropicciato. Eppure c’è una speranza, c’è un modo per attraversare il dolore e continuare a vivere. Bisogna spostarsi dal perché succedono certe cose al come andare avanti.
Bisogna smettere di frugare in cose che non ci sono più ma cercare di mettere le mani in ciò che deve ancora avvenire.
E’ questo l’insegnamento che ci lascia Daria.
Una Daria testarda, che non smorza il dolore ma ci affonda le mani dentro per capire di più sua figlia Giada, per sapere perché in lei l’abbandono è stato un’assenza irreparabile.
Daria prima rigida che poi si lascia andare, prima distrutta poi che raccoglie i pezzi, prima inconsapevole adesso che non conosce confini.
Una donna come tante, che decide di non lasciarsi trascinare dalla vita ma usare l’amore che le resta dentro per trovare le risposte sperate.
Un romanzo molto duro nell’intreccio, uno scandagliare un dolore intimo e personale.
Non è facile leggere romanzi così perché ti senti scavare dentro anche se non l’hai chiesto.
La prosa della Marzano ci aveva già rapite con il meraviglioso romanzo Idda, di cui trovate la recensione qui sul blog. Questo qui, antecedente come pubblicazione, conferma la nostra fiducia in una scrittrice che usa cuore e mente per le sue storie.
Una penna che parla di intimità, dà voce ai sentimenti e tira fuori le ombre in maniera sempre delicata e gentile.
Non ci fermiamo qui. C’è un altro romanzo che vogliamo assolutamente leggere di lei: “Volevo essere una farfalla“, tra l’altro autobiografico.
Vi teniamo aggiornati, non temete.

 

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