La simmetria dei desideri – Eshkol Nevo

La simmetria dei desideri

Eshkol Nevo

Editore: Neri Pozza

Anno edizione: 2010
La storia si apre con un manoscritto, consegnato da un genitore all’amico del figlio con la promessa e l’impegno di rileggerlo e pubblicarlo. Il figlio si chiama Yuval, gli è successo qualcosa, non sappiamo ancora che, ma ha lasciato espresso questo suo desiderio, affidato alle mani di Churchill (con cui ha un legame moto forte) che non si tira indietro.
Il manoscritto è la storia di quattro vite, ognuna per la sua strada che corre parallela alle altre, quattro cuori ognuno animato da sentimenti diversi, quattro teste ognuna con le sue scelte e le sue ambizioni. Quattro amici di quelli che ci sono anche se sono lontani, di quelli che si pensano sempre e che rimangono in sintonia nonostante tutto, di quelli che hanno un codice espressivo e di linguaggio che, per chi li osserva da fuori, rappresenta un muro invalicabile.
“Noi tutti sentiamo di appartenere a qualcosa solo se stiamo insieme”
Finale dei Mondiali di calcio del 1998, quattro ragazzi di neanche trent’anni sono seduti insieme a condividere il momento decisivo.
Si sono conosciuti ai tempi del liceo e da allora non si sono più separati. Hanno condiviso momenti importanti che hanno fatto da collante al loro legame come la scuola, il militare, le prime avventure. Si confrontano continuamente sui loro sogni, aspettative, desideri e paure. Lo fanno in maniera spontanea, accettando consigli e critiche dagli altri membri.
Yuval detto Fried (il narratore) è un tipo anonimo.di quelli che la feste rimane seduto e durante la ricreazione a scuola legge libri di fantascienza in un angolo oppure che conosce a memoria la formazione di una squadra di calcio ma non è mai stato ad una partita.
Churchill è il leader dei quattro, sicuro di sé, un po’ egoista ma trascinante. Ofir parla tanto perché pieno di creatività. Amichai, onesto e paziente.
E poi così per caso si decide di fare un gioco durante la partita. Si decide di  scrivere su un foglietto i propri desideri, in segreto, e poi attendere la prossima finale della coppa del mondo e vedere se si sono realizzati.
Parte tutto da qui. Da una stupidaggine, un modo per passare il tempo.
La storia va avanti, scopriamo le scelte di vita di ogni personaggio. Ne leggiamo i successi e le sconfitte, ne capiamo le dinamiche. Fried c’era anche quando era assente. Il ragazzo, ormai uomo, ha seguito da vicino i suoi tre amici e ce li racconta senza bugie o inganni. Parla di uno ma in realtà sono sempre in quattro. E’ come una famiglia dove le azioni di un componente necessariamente si riversano sugli altri nel bene o nel male. E come può succedere proprio in famiglia il desiderio di uno può diventare quello dell’altro, senza volerlo. Una simmetria.
E’ come il treno difronte. Quando il treno è fermo alla stazione e quello difronte inizia a muoversi, ti sembra che sia il tuo a farlo. E’ un’illusione ottica. Così possiamo realizzare un sogno non rendendoci conto di averlo fatto con quello di qualcun’altro.
Il libro ci è piaciuto tantissimo. I quattro protagonisti sono simpatici, a tratti comici ma si muovono su uno scenario realistico (raccontano anche squarci della loro esperienza di guerra durante l’Intifada).
Si percepisce la tensione dei conflitti  israeliano-palestinesi ma è solo una nota di fondo che ricorda una ferita sempre aperta ma che non pesa sul racconto.
Stile scorrevole, pulito, che scava a fondo nei personaggi e li mette a nudo. Originale l’idea di creare uno scrittore (Fried) dallo scrittore.
Ancora complimenti a questo autore di cui non è la prima opera che leggiamo.
Consigliato a chi ama le storie di amicizia. A chi cerca delle risposte e si chiede come si possa restare uniti dopo tanto tempo. A chi fa fatica a relazionarsi con gli altri e a chi si trova in un momento di difficoltà e non sa a chi rivolgersi. Adatto a chi apprezza storie dove è la vita ad esserne la protagonista.
…avevo nostalgia di lui. Del suo fuoco interiore, che mi ispirava. Della dedizione totale che dimostrava in ogni conversazione con un amico, anche quando era impegnato. Preoccupato. O stanco. Dell’occhiata rapida, sorridente che mi lanciava quando esprimevo ad alta voce un pensiero privato, segnalandomi di aver capito esattamente cosa intendevo: anche lui aveva visto un film, letto un libro o percepito, proprio come me, il ridicolo in una situazione che tutti gli altri, a torto, consideravano seria”
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