La settimana bianca di Emmanuel Carrère

Titolo: La settimana bianca

Autore: Emmanuel Carrère. Sul blog trovate anche la recensione de “L’Avversario

Traduttore: Maurizia Balmelli

Editore: Adelphi – 2014

Pagine: 139 – brossura

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5 Perfetta
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5 Disturbante
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5 Magistrale

 

Nicholas raggiunge i compagni di classe in settimana bianca con il padre che ha voluto accompagnarlo per forza. Sin da subito il bambino mostra preoccupazione e disagio rispetto al resto della comitiva, a causa dello zaino con i cambi rimasto nel portabagagli.

In attesa che il genitore se ne accorga e torni indietro a portarglielo, la vacanza procede grazie ad una maestra premurosa e a due animatori pieni di iniziative ma Nicholas non riesce a far parte del gruppo. Le sue notti sono sempre disturbate, i suoi pensieri vagano per scenari lugubri e il compagno Hodkann, il più imponente della classe e il più prepotente, lo tiene d’occhio.

Poi un terribile incidente in paese e il clima della vacanza cambia completamente per tutti. Ma lui, il piccolo e solitario Nicholas, in fondo al cuore già covava quelle tenebre che inevitabilmente lo avvolgeranno.

Il suo carattere singolare si rivelerà foriero di un drammatico futuro senza scampo.

L’abilità di questo scrittore nel riuscire a far scivolare il lettore negli abissi dell’inconscio, laddove si celano paure e oscurità, è incredibile.

La narrazione procede lenta ma crea un’atmosfera tesissima, come in bilico su un abisso profondo sapendo che prima o poi dovremo cadere.

Nicholas si contrappone da subito al meraviglioso paesaggio alpino ed innevato che fa da scenario, si distanzia dalle risate scanzonate dei compagni e dall’entusiasmo che una gita di classe inevitabilmente dovrebbe portare con sé.

In lui albera un disagio, che non si riesce ad afferrare. Porta dentro di sé paure, sensi di colpa, inadeguatezza. I suoi pensieri sono cupi, nefasti. L’immaginazione lo porta a inventare scene desolate e macabre.

E’ un bambino che manca di spensieratezza, di serenità. Per lui ogni cosa è un problema, si sente costantemente minacciato o messo in ridicolo; teme qualsiasi contatto con i coetanei da cui rifugge inventando pretesti di ogni genere.

Carrère ne delinea con maestria la psicologia, immergendoci nella sua testa, parti di una confusione che stentiamo a delineare.

Piano piano il ruolo di questo giovane protagonista emerge in maniera agghiacciante. Vittima delle scelte altrui e del peso che suo  malgrado sarà costretto a portare per il resto della vita.

La tensione è tangibile ed il libro rimane magneticamente sulle mani del lettore fino all’ultima pagina che voltiamo con un senso di smarrimento e di fastidio.

Carrère suscita con la sua prosa scorrevole ed introspettiva un disagio rimarcante la potenza che può avere la scrittura.

Il romanzo “L’Avversario” era stato una lettura di forte impatto, anche per il tema trattato e la verità da cui ne ha tratto spunto; questo piccolo noir non è da meno. Anzi, forse la giovane età del protagonista che nell’immaginario collettivo connotiamo di positività e serenità, desta ancor più sconcerto.

Bello e potente. Se siete amanti del genere, leggetelo.

 

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