Klimt: il pittore e l’uomo edito Graphofeel

Klimt, il pittore dell’oro, della sensualità, dello scandalo.
Fu un artista osannato ma anche molto criticato nel suo tempo.
Non ci teneva granché a farsi capire a parole, erano le suo opere a spiegare il tormento che sentiva dentro.
Schivo e riservato, Klimt frequentava poco i caffè letterari, dove tra la birra e il tipico brodo di carne locale si parlava di cambiamento, di novità.
Lui preferiva passare il tempo nello studio, tra i suoi bozzetti, illanguidito dalle chiacchiere delle sue muse, che poco vestite, aspettavano la sua chiamata per mettersi in posa.
Donne giovani, o meno, ricche o no, ognuna dava al maestro molto più che la fissità del proprio corpo da immortalare. In una Vienna protetta dal solido regno di Francesco Giuseppe I°, si cominciavano a prendere le distanze dal perbenismo e dal pudore.
Le passioni, l’istinto, la sensualità volevano prendere luce, uscire allo scoperto senza colpe ma come naturali parti dell’essere umano.
Klimt provava sulla pelle questo trasporto e lo metteva sulle tele creando quadri dalle immagini sensuali.
Più che dalle donne era ossessionato da ciò che esse provavano in momenti intimi, quando si lasciavano andare ai propri istinti, liberandosi dalle ingessature del tempo.
Muse o amiche, spesso sempre amanti.
Emilie fu per lui la più preziosa, devota e amorevole.
È proprio a lei che si affida l’artista quando un tragico evento rompe l’atmosfera estatica del suo studio.
Lei, trasportata da un amore saldo e razionale, proverà a guardare oltre i quadri, entrerà nel privato del suo amico e unico cuore, per afferrare almeno un lembo di verità.
Questo romanzo è stato un grande omaggio a Gustav Klimt.
Il pittore del piacere e della morte.
Il pittore delle donne, da cui era ossessionato.
Chi ritraeva diventava essa stessa parte dell’opera, in un processo di osmosi tra corpo e tela che dava vita ad un’atmosfera di arte ed erotismo.
Taciturno e solitario a casa, schivo verso feste e ritrovi sociali ma genio impazzito nel suo studio.
Il veleno che lo circondava era fatto di invidia e gelosia ma poteva anche essere antidoto per chi ne soffriva l’amore non esclusivo
“…veleno che uccideva e che guariva, pozione miracolosa e infernale, salvezza e dannazione, ebbrezza e abisso. Come l’amore”
Gianquitto ha dato finalmente sembianze umane a Klimt, di cui tutti conoscono almeno un quadro ma pochissimi il pittore.
È riuscito con una prosa fluida e poetica, ricca di aneddoti e realistica, a rendere tangibile il tormento e l’inquietudine che Klimt liberava nei suoi disegni.
Ha svelato l’originalità dei dipinti paesaggistici, l’erotismo dei disegni a matita, i retroscena dei quadri più conosciuti.
Come grande estimatrice di Klimt ho accolto questo testo come un dono. Anziché un libro di arte o una biografia sul web, Gianquitto regala una storia nella storia e ci parla di un uomo, del suo vissuto, del suo ambiente, degli amici che lo circondavano, del suo lavoro, senza mai perdere presa.
L’ho trovata una lettura avvolgente e fluida, sapientemente in equilibrio tra verità e finzione.
Sono certa di intravedere, sotto la barba lunga e i baffi di Klimt, il viso basso e gli occhi altrove, un sorriso di ringraziamento per averlo saputo disegnare così bene con le parole
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