Confessioni per il commissario Ricciardi
“Vedi un uomo che lavora. Che non frequenta bordelli e non beve all’osteria. Che non va al cinematografo né a teatro”
Un uomo che porta sulle spalle tutto il dolore del mondo. Due occhi verdi che non trovano requie né pace. Due occhi che questa volta si posano su Posillipo, una cartolina, un regalo della natura.
“Ammirando tanta bellezza pare davvero possibile evitare il mare, la sofferenza, le brutture”
Ma è solo una pausa, un attimo. Il male può arrivare dove vuole, anche a maggio…il mese delle speranze e della gentilezza.
In questa storia non facciamo in tempo a conoscere Angelo, anziano, colto, gentile, sempre discreto, molto amato. Trovato inerme, senza vita dalla cui fuga violenta non si è voluto difendere.
Ci viene incontro il rassicurante brigadiere Maione. Un orso buono, dal cuore pulito e trasparente ma lacerato da una perdita troppo grande.
“…il dolente, malinconico, terribile addio che gli risuonava dentro ogni minuto, notte e giorno, giorno e notte”
Non ci si può difendere dall’amore per i figli.
Sullo sfondo, come un’ombra c’è Enrica, con la sua dolce caparbietà. Ragazza senza imperativi e contenuta, ferma e sorridente, silenziosa ma decisa.
Sentiamo l’eco di una nobile famiglia decaduta, i cui sforzi sono interamente impegnati a far credere che quella decadenza non esiste. Il commissario ha sempre detto che si uccide per fame o per amore. Così, quando le apparenze non saziano, quando l’onore viene messo in discussione, la fame della perduta dignità si fa sentire e giustifica tutto, persino un omicidio..
Il commissario scava delicatamente nel passato, quasi con timore perché in vecchiaia
“le cose passate sembrano nuove, e quanto è successo solo ieri si perde nella nebbia di una memoria che ha più celle di un carcere…”
Ma per capire cosa è successo non c’è da girare tanto
E mentre i pezzi del puzzle si sistemano, i motivi vengono a galla…
“In piedi davanti alla finestra. Mentre la notte di maggio cantava la sua canzone di vento e di musica, mentre un pianista da qualche parte suonava pezzi di qualcosa, mentre l’aria era piena di silenzio e di ciliegie. In piedi vicino alla finestra, come se quell’ultimo anno non fosse mai passato, in attesa di unimmagine fugace che sarebbe stata acqua su un fuoco divorante e violento. In piedi vicino alla finestra, senza aver mangiato, senza essersi vestito, senza aver acceso la luce. Portando sulle spalle la propria vergogna e nel cuore il dolore…”
Ricciardi è lì, ne leggiamo il pensiero. Disperatamente e con tutta l’anima sa che senza Enrica non c’è respiro, né vita, né futuro.
Sentiamo le urla silenziose di Enrica, mentre dorme agitata e gli grida che non c’é sorriso senza lui, non c’é più niente.
Chissà se un amore così grande riuscirà con una spallata a spalancare la finestra, volando nel vento sino a raggiungere l’altra parte della strada, per convincere col suo impeto lui…e lei…
“che non poteva esserci vita senza che stessero insieme”
Il giallo non è un genere che piace a tutti ma la poesia fa breccia in ogni cuore. E questo libro è prima di tutto una poesia. Ci impressiona come, ogni volta, De Giovanni riesca a descrivere dolore, amore, malinconia, felicità, amarezza, sofferenza come se le avesse vissute tutte in prima persona così come le leggiamo.
Quando una penna riesce a racchiudere anche solo in una frase tutti i cinque sensi, solo un poeta può averla tenuta in mano.
Da mettere assolutamente in libreria!