Il guardiano dei coccodrilli di Katrine Engberg

Autore: Katrine Engberg. Questo libro è l’esordio di una serie di polizieschi con protagonista la capitale Copenaghen.
Traduzione: Claudia Valeria e Eva Valvo
Editore: Marsilio Farfalle – Ottobre 2020
Pagine: 416
Prezzo: eur 17.10 brossura
  • Copertina: ♥♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥/5
” …un omicidio premeditato, cioè metodico e intelligente, e non come un gesto improvvisato.  Ci troviamo davanti a un assassino che pensa in maniera logica, pianifica il delitto, mantiene il controllo al momento dell’azione e porta a compimento ciò che si è prefissato, senza lasciarsi prendere dal panico. Tutto questo richiede tenacia e un certo acume”
Un manoscritto redatto per passione si trasforma in una storia macabra ed inquietante dove una giovane vita viene strappata al suo futuro.
L’omicidio ruota intorno al mondo della fotografia e della pittura.
Il guardiano dei coccodrilli infatti è  una sorta di mecenate che compra, promuove o espone opere d’arte, mettendo in contatto artista ed estimatore in cambio di lustro e notorietà.
Un mondo dell’arte, questo, con tante zone d’ombra, poco onesto e pregno di segreti e tradimenti.
Non a caso il titolo calza meglio con la definizione di uso più comune secondo cui il guardiano è un uccellino che si nutre degli avanzi rimasti in bocca a un coccodrillo. Il volatile mangia e il rettile si fa pulire i denti, per questo non lo divora… non ancora.
La vittima arriva subito, alle prime pagine. E ugualmente subito iniziano le indagini di Jeppe e Anette.

Lui è un tipo che a pelle rimane subito simpatico. Non è il classico poliziotto sicuro di sé, spaccone arrogante. al contrario è un uomo che ha avuto diverse delusioni dalla vita e grazie a queste ha maturato una certa sensibilità a tutto tondo.

Quest’ultimo aspetto lo rende molto ricettivo per il tipo di lavoro che fa.
Quando è davanti ad un cadavere non vede soltanto il lato oggettivo della situazione ma riesce ad andare oltre, ad afferrare tra le righe quei significati nascosti che ad un occhio più razionale e scientifico possono non apparire.
Purtroppo però la descrizione psicologica che ne dà l’autrice si ferma qui, riducendo l’uomo ai minimi termini. E’ un cliché già troppo letto quello del poliziotto trasandato e malconcio emotivamente perché reduce da una delusione d’amore.
La sua compagna di squadra, Anette, non brilla neppure lei. Di questa donna apprendiamo pochissimo se non il fatto che mangia parecchi dolci, che è impulsiva e sbrigativa.
Per essere una figura femminile è un po’ poco l’apporto che fornisce alla storia, rimanendo perennemente in ombra.
L’intreccio è aggrovigliato, come tutti i gialli che si rispettino. Si pensa subito ad un colpevole e poi un altro, un altro ancora all’infinito fino ad arrivare alla persona meno sospettabile.
La trama è valida, non male l’idea di far partire tutto da un manoscritto ed intrecciare insieme i destini di più persone ma ci sono diversi però.
Poteva essere un thriller avvincente se la scrittrice non avesse a forza inserito frasi ironiche, volte a sdrammatizzare che a noi hanno suonato più come una forzatura.
Il protagonista Jeppe, che poteva catturare il lettore con il suo carattere stropicciato e sensibile,  perde però troppo tempo, anzi troppe pagine, ad affogare i suoi dispiaceri tra vino e birra.
Poteva essere in tutto e per tutto un romanzo originale o comunque ben congegnato però la scrittrice, probabilmente per armonizzare tutte le tessere del puzzle, ha giocato facile.
Dialoghi pochi e banali.
Tirando le somme, non è un genere che è molto nelle nostre corde ma ogni tanto ci piace uscire dalle nostre letture abituali e provare qualcosa di nuovo.
Abbiamo un bellissimo ricordo dei gialli ambientati nel nord Europa se pensiamo a Camilla Lackberg ed alla serie di Erica Falck. Qui non ci si avvicina minimamente a quei livelli dove i personaggi erano veramente scandagliati a livello psicologico ed anche il caso da risolvere era particolarmente aggrovigliato, studiato, e mai banale.
Non è un brutto libro, si legge bene ed è anche scorrevole ma ci sono troppi però per poterlo promuovere o consigliare e sicuramente sono anche troppi per farci venire voglia di leggere altro di questa autrice
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