Titolo: Il giro dell’oca
Autore: Erri De Luca
Editore: Feltrinelli
Davanti la fiamma di un camino acceso, seduto ad una tavola in un giorno qualunque, un uomo sente il bisogno di paternità e gli dà voce immaginando davanti a sé quel figlio che non ha mai avuto.
Quest’uomo è Erri De Luca.
Il monologo, come un flusso libero di pensieri e rimembranze, ripercorre alcuni momenti della vita dello scrittore.
L’infanzia napoletana, in quella città di personaggi ed eccessi che solo guardando dall’alto se ne può apprezzare l’infinita bellezza.
La nostalgia per la madre ed il padre, ormai morti, e gli attimi, le parole. impressi nel cuore.
Si ricorda il fervore e l’energia spesi nell’attivismo politico, quando si agiva partendo dal basso, cercando di diffondere la coscienza dei propri diritti e la forza civile come strada da percorrere insieme.
Tempi sfumati, trasformati, quando si prendeva la mira oltre il bersaglio e si praticava una società di reciprocità.
Il monologo di De Luca si trasforma poi in dialogo per il lettore, scandito semplicemente da un colore più scuro nella stampa. Un alter ego della penna che scrive per dare ritmo e mantenere viva la “conversazione”, rendendo ancor più reale quell’interlocutore immaginario seduto a tavola con lui.
Si parla di libri letti, di quelli scritti.
” Pratico astinenze letterarie di grandi firme del 1900. Ho lasciato alle prime pagine Joyce, Beckett…
Più che gusti, dichiaro reticenze”
Si parla del potere delle parole che, come la storia di Gennarino o’cecato, riescono a fornire una lente diversa con cui guardare la realtà. Così che anche dalle più sonore risate si può scrivere di amarezza.
“Le parole, figlio, non inventano la realtà che esiste comunque. Danno alla realtà la lucidità improvvisa, che le toglie la sua naturale opacità e così la rivela.
Le parole sono lo strumento delle rivelazioni”
Si parla dei viaggi e delle montagne, molto amate dall’autore, come ritorno alle ragioni della terra, alla possibilità di misurare la felicità palmo a palmo.
Emerge un De Luca “giostraio” che con i suoi scritti fa girare in tondo i bambini lettori. Un giostraio che vagabonda da una storia all’altra in uno spiazzo qualsiasi di periferia, aspettando che qualcuno monti sulla giostra che desidera solo essere letta.
Davanti alla realtà siamo tutti principianti ma il dado del gioco dell’oca, che è la vita, spetta a tutti tirarlo. Come a tutti spetta la possibilità di fermarsi e saltare il turno.
Una lettura breve, molto intensa e molto intima.
Particolare lo stile, che non rispetta un vero e proprio filo del discorso ma segue la scia dei pensieri e delle riflessioni che accompagnerebbero un dialogo reale e confidenziale con una persona cara.
Si apre a noi lettori un pezzetto di vita di De Luca che ce ne fa saggiare la consistenza. Lo seguiamo tra i salti dei ricordi, cercando di immaginarlo nelle tante caselle del gioco dell’oca che la vita gli ha offerto.
Toni malinconici, rivelatori, ironici. Forse più che un’originale biografia questo testo si potrebbe definire una ricerca interiore, un bilancio che lo scrittore sente di dovere prima di tutto a sé stesso.
Sicuramente un autore che prima di scrivere con la penna lo fa col cuore.
Consigliato a chi cerca una lettura breve, alternativa e profonda. A chi ama i libri di riflessioni in cui, in un modo o nell’altro, possiamo sentirci coinvolti. Adatto a chi vuole scoprire questo autore in maniera inedita non con una storia frutto della sua fantasia ma con un dialogo a cuore aperto cui ci è permesso di assistere senza partecipare.