Il circolo delle ingrate di E.Von Arnim

Titolo: Il circolo delle ingrate 

Autore: Elizabeth Von Arnim

Edizione:  Bollati Boringhieri  – 2018

Traduzione: Simona Garavelli

Pagine: 393

Prezzo: 12.50

 

Copertina: ♥/5 Vezzosa

Storia: /5 Ironica

Stile: ♥/5 unico

 

 

“Anne coltiva un unico, profondo desiderio: essere indipendente. E invece, orfana e costretta a vivere a carico della ricca cognata – a sua volta mossa dal solo desiderio di maritarla al miglior partito su piazza e togliersela di torno – Anna rifiuta i corteggiatori  e si convince di essere condannata a una vita dimezzata.

Fino a quando non accade l’impensabile: un’inaspettata, cospicua eredità arriva a cambiarle la vita e garantirle l’autonomia tanto desiderata.

Ma arrivano anche le impreviste ma prevedibili difficoltà. Colta da un irrefrenabile impulso di generosità, Anna decide di condividere la sua fortuna, e concepisce un progetto filantropico inteso a donare la felicità a dodici donne provate dalle asprezze della vita. Ma dopo una spassosa girandola di situazioni che l’ingenua Anna non poteva immaginare, tutto precipita.”

 

Anna è la giovane protagonista di questo romanzo. La sua bellezza non è soltanto esteriore, il suo temperamento è amichevole, altruista e aperto verso gli altri.

Il destino purtroppo la costringe a dover ricorrere all’ospitalità del fratello Peter e della moglie Susie. Quest’ultima, desiderosa di frequentare i più rinomati salotti ed ambienti borghesi del tempo, usa Anna come passpartout. L’età da marito della cognata è la chiave che le permette di aprire porte a feste e cerimonie dove, diversamente, il suo caratterino poco amabile non sarebbe ben accetto.

Anna però, seppur in apparenza mite e tranquilla, è una ragazza dalle idee chiare. A lei non piacciono il lusso, i merletti, il tempo perso ad agghindarsi né tantomeno l’idea di trovare marito e vivere all’ombra di qualcuno cui dover sempre rendere conto. Non aspetta altro che poter essere indipendente, poter decidere per conto suo come spendere il proprio tempo e non dover sottostare a nessun obbligo imposto da altri. Il rapporto con Susie è quindi altalentante; pacifico se c’è sottomissione, altrimenti litigioso.

” L’indicibile noia di sfilare avanti e indietro lungo la Row ogni mattina, le inenarrabili ore trascorse tra gli acquisti e le prove d’abito, la stanchezza di tutti i quadri da vedere, e di tutti i concerti e le opere liriche da sentire, che via via, con l’affinarsi critico di occhi e orecchi, sembravano sempre meno piacevoli. Alla fine ebbe l’impressione di conoscere a memoria ogni singola nota, e ciascuna le dava ormai sui nervi”

Il tema dell’indipendenza femminile e del ruolo della donna nella società è il cuore del romanzo. L’ironia con la quale viene raccontato è tale da non renderlo pesante né noioso. La Von Armin disegna a colori una comunità divisa tra un gran numero di persone che considerano la donna solo nel ruolo di moglie, e una piccola parte, come Anna, che cerca di crearsi una propria posizione autonoma.

A  permetterle di realizzare questo sogno ci pensa zio Joachim che, alla morte,  le lascia la tenuta di Kleinwalde nella cittadina di Stralsund, con la promessa di prendersene cura.

Il viaggio in Germania, lo stato austero e degradato della dimora, la poca padronanza della lingua e le differenze con le abitudini inglesi non scoraggiano assolutamente la giovane donna. Anzi, all’indolenza di una classa agiata ed annoiata, Anna sostituisce il brio e l’energia di una vita all’aria aperta.

Guardando alle cose sempre dal lato buono, priva di meschinità e secondi fini, trasparente ed ottimista, Anna fa la conoscenza delle persone che erano vicine allo zio e che dalla sua decisione di stabilirsi in Germania, saranno la sua famiglia.

L’avido sovrintendente Dellwig e la moglie, il vicino di casa Axel Lohm pacato e pronto ad aiutarla, il parroco Maske ossequioso e servizievole, la servitù poco avvezza alla disciplina.

Ma una casa così grande e soprattutto la piena disponibilità della rendita annua derivante dall’eredità stordiscono Anna a tal punto da aver bisogno di qualcuno con cui condividerle. Il suo animo altruista e anche una gran dose di ingenuità la portano a farsi carico di una beneficenza inaspettata. Con l’aiuto del parroco infatti, la giovane chiama attorno a sé un piccolo circolo di donne infelici da coccolare e con cui fare amicizia.

Quelle che dovrebbero diventare come sorelle per lei, col passare dei giorni saranno ben altro. Ognuna con un’immagine ben precisa da vendere ma in realtà con tanti scheletri nell’armadio e secondi fini, saranno specchio di un’ingratitudine immeritata.

Mentre Anna sembra passare ignara attraverso macchinazioni e bugie, altri episodi impegnano le sue giornate. Un innamorato inaspettato, una dama di compagnia dal titolo improbabile, una piccola amica ancor più ingenua di lei.

Attorno a tutto ciò le malelingue di costumi rigidi e severi, i pregiudizi radicati, l’invidia difronte alla realizzazione personale.

Un romanzo splendido, ironico e leggero ma dai contenuti validi. Un ritratto della società di un tempo, dei suoi pregi e difetti, con una prosa piacevolissima.

Lo stile di questa scrittrice ci aveva già colpite nel libro “Un’estate in montagna“, dove ad un inizio un po’ lento e molto descrittivo seguivano poi intrecci gustosi e coinvolgenti ed una conclusione perfetta.

Anche in questo caso, se la storia non è tra le più originali, è sempre lo stile la marcia in più che rende tutto bello, coinvolgente e scorrevole.

Nessun eclatante colpo di scena ma parecchi momenti intensi di stupore, frizzanti, allegri.

Unica pecca le diverse parole in tedesco che per fortuna noi parliamo ma che metterebbero in difficoltà chi non conosce la lingua poiché in questa edizione manca la traduzione.

Un romanzo che alleggerisce l’animo, una lettura talmente piacevole e fresca da lasciare il sorriso all’ultima pagina che, senza anticipare nulla, per fortuna disattende qualsiasi epilogo scontato.

 

 

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