Il borghese Pellegrino di Marco Malvaldi

Titolo: Il borghese Pellegrino

Autore: Marco Malvaldi

Editore: Sellerio

Genere: giallo

Pagine: 276

Prezzo: eur 13.30 su IBS in brossura

  • Copertina: 5♥ su 5
  • Storia: 5♥ su 5
  • Stile: 5♥ su 5

 

Chi era Pellegrino Artusi?

Un blogger dell’evo moderno che pubblicava un libro di ricette e lo rieditava aggiornandolo con le nuove ricevute dai suoi lettori.
Lo ritroviamo in ottima forma così come lo avevamo lasciato nel primo libro Odore di chiuso che trovate qui sul blog.
Un uomo maturo, che ha messo a riposo gli ormoni per attivare gli enzimi digestivi riponendo la propria felicità nel mangiar bene.
Ospite nella dimora di Campoventoso assieme a Gazzolo il padrone di casa, ad un delegato turco e ad altri illustri signori pronti a disquisire di commercio e trattative, il simpatico Artusi si incuriosisce circa una nuova ricetta  orientale a base di peperoni, noci, succo di melagrana, olio e pane.
Proprio sul più bello però uno degli ospiti viene trovato morto nella sua camera con segni di strangolamento.
La cameriera ha visto qualcuno entrare in camera.
Il cassetto che contiene il passepartout è stato aperto.
Ci sono orme di fango nella stanza.
Tra i personaggi del castello si nasconde sicuramente il colpevole.
Artusi chiede l’aiuto di Saverio Maria Artistico, già conosciuto nel romanzo precedente.
Ispettore scaltro oltre che grande osservatore.
Ascolta tutti, si guarda intorno, cerca indizi negli angoli più impensati, perfino in piccionaia.
Ma solo le osservazioni del panciuto Artusi, con i suoi 80 anni e spiccioli e la tempra di un ventenne, riusciranno ad accendere quella scintilla che si chiama verità
Anche questo secondo romanzo, che vede come protagonista l’esperto culinario, è stato scoppiettante.
Ironico, leggero, frizzante. Una storia scritta con toni dal serio al faceto, con parole altisonanti smorzate da bassezze mai volgari.
La costruzione narrativa è molto particolare, originale rispetto ai gialli tradizionali . È una sorta di gioco ad incastro dove le congetture non finiscono mai di essere spiegate ma confluiscono  l’una nell’altra lasciando il lettore a metà di una certezza, concedendogliene subito dopo un’altra metà ma di altra natura.
Si legge con tante piccole boccate di ossigeno senza mai fare il pieno e con la voglia di girare pagina per avere sempre più aria che però non arriva se non alla fine.
La prosa è accurata e ricercata , fa uso di  alcuni simpatici arcaismi che ben si sposano con l’epoca in cui si sono svolti fatti.
L’ambiente è sempre suggestivo. Qui siamo in un castello della campagna toscana. I pasti sono sempre momenti chiave della trama e c’è anche qui un piatto tipico (di cui ci viene fornita la ricetta) intorno a cui ruotano le dinamiche.
Se i fatti criminali sono di fantasia, non lo sono alcuni personaggi e alcuni elementi narrativi. 
Immaginazione e realtà si fondono per creare una storia veramente deliziosa.
Ci saluta Artusi, con una grande verità:
“Questa nostra società funzionerebbe assai meglio se ognuno si sforzasse di fare al meglio ciò che sa fare, tentasse di imparare ciò che non sa fare, e avesse sempre ben presente ove si trova il confine tra queste due cose”
Aspettiamo con ansia una delle sue prossime avventure
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