Idropatici di Stefano Serri

Titolo: Idropatici

Autore: Stefano Serri

Editore: Robin edizioni Biblioteca del Vascello – 2020

Pagine: 224

Prezzo: eur 16.00 brossura

 

 

  • Copertina: ♥♥♥/5 Per quanto è bello il dentro, il fuori non è all’altezza
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5 Interessante
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5 Originale

 

Riuscite a immaginare una taverna parigina, mentre fuori una fitta pioggerella bagna le strade ancora calde della giornata, creando piccole nuvole  di vapore?

Sbirciate attraverso i vetri sporchi. Vedrete avventori solitari, spaesati e malinconici. Poi un grosso tavolone di legno scrostato. Proprio lì intorno, tra canzonette oscene, propaganda, tra amori folli e declamazioni, ci sono gli Idropatici. Come scrisse Verlaine, la maggior parte di loro hanno:
“…finezza arguta e malizia bonaria, allegria senza tumulto e la giusta dose di malinconia”.
Definiti nomadi dell’inchiostro, sono artisti che si riuniscono nei caffè della Rive Gauche.

Parigi in strada, Parigi in scrivania,

In studio, in amore, galera e galleria,
Parigi sfaticata tra faccende;
Parigi che si arrangia, gode, spende;
Parigi empia e Parigi in preghiera.
Parigi suore Parigi locandiera.
Poeti in continuo movimento, alla ricerca di quei circoli letterari dove possano esprimere loro stessi.
A partire dal 1879 scrivono ben 32 riviste, raccolgono poesie, odi, parodie e altro ancora.
Ogni numero del giornale ha una caricatura dell’autore che lo firma. Sono pagine di storia, di arte, di ispirazione, testimonianza del clima letterario dell’epoca, nei secoli ahimè dissolte, svanite. Che peccato…
Poeti scanzonati, che nell’alcool cercavano quella leggerezza che la vita non gli dava.
Il loro padre-redattore è stato Godeau. Egli voleva dare una voce all’arte, far uscire i poeti dalle loro mansarde e riunirli insieme così che ciascuno parlasse, cantasse e declamasse la propria forma artistica come meglio credeva.
Intorno a lui poeti senza fama, eruditi senza camicia.
Jean Richepin
Maurice Bouchor
Paul Bourget
Francois Coppéè (il nostro preferito), malinconico, arguto, che riusciva  cogliere vita rubata ai marciapiedi e ai piccoli appartamenti per renderla corale.
Gente che non seguiva nessuno schema ma voleva solo esprimere la propria giovialità ed eterogeneità.
La scelta del nome di questa comitiva di avventurosi letterati è ilare e provocatoria: gli Idropatici.
Secondo voi cosa significa?
“Allergici all’acqua o medici del liquore?”
Nonostante nell’immaginario collettivo l’artista squattrinato si veda sempre a braccetto con il vino, questo nome ebbe tutt’altra storia.
” Un gruppo di giovani allegri del quartiere latino costituisce la spina dorsale di queste esperienze: poeti, musicisti, pittori…era la Gioventù che affrontava con leggerezza la lotta della vita”
Si incontravano, si confrontavano, e si organizzavano. Spesso nel quartiere latino di una Parigi affascinante, schiamazzi e disordini li obbligavano a cambiare il loro luogo di incontro. Godeau aveva un fine nobile per tutti loro: formare una nuova generazione di letterati che gli Idropatici dovevano ispirare e far innamorare.
La maggior parte dei nomi che si leggono in questo libro sono poco conosciuti, non si studiano a scuola. La cura con cui è stato costruito, studiato nei minimi dettagli, dalle immagini al carattere, dalla scelta dei testi al modo di raccontarli, è veramente geniale.
La lettura è stata un tripudio di massime, sonetti e assaggi della satira più arguta. Emerge il tentativo dell’autore, Stefano Serri, di ricostruire un’arte poco esplorata rispetto ai più applauditi Verlaine e Rimbeaud.
Un ribaltamento dei punti di vista, dove le comparse diventano finalmente protagonisti.
In genere non leggiamo molta poesia ma questa in particolare con un’ambientazione così affascinante e soprattutto con la cura che ha messo l’autore per cercare di renderla fruibile a chiunque, si è rivelata meravigliosa.
Il tono del narratore, a volte scanzonato, irriverente, altre arguto e ironico, l’alternanza tra gli scritti degli artisti e aneddoti curiosi della loro vita, il contesto storico inserito sempre in maniera molto leggera ma minuziosa fanno di questa antologia un testo prezioso.
Un grazie enorme anzi un mercie alla casa editrice che ci ha fatto un grandissimo regalo portandoci a conoscenza di una fetta di letteratura che purtroppo non abbiamo studiato sui banchi di scuola e che non ci spieghiamo come possa essere così poco conosciuta.
Questo è uno di quei libri da sfogliare, da rileggere, da prendere ogni tanto per rispolverare un’epoca dove l’arte, che fosse poesia, musica o pittura, era sentita sin dentro il sangue e veniva fuori in maniera passionale e travolgente.
Precedente Consiglio del giorno: Muriel Barbery Successivo La casa delle onde di JoJo Moyes