Gli ultimi giorni di quiete di A.Manzini

Titolo: Gli ultimi giorni di quiete

Autore: Antonio Manzini

Editore: Sellerio – 2020

Pagine: 240

Prezzo: eur 13.30 su IBS in brossura

 

Copertina: 5♥/5

Storia: 5♥/5

Stile: 5♥/5

 

Nora è in treno, di  ritorno da qualche giorno passato dalla cugina.

Davanti a lei si siede un giovane, potrebbe essere un giovane qualunque, anonimo, con uno giubbotto di pelle, uno zaino, occhiali da sole, ma gli occhi e il cervello di Nora vedono altro.
Il suo respiro si blocca, il suo sangue smette di circolare, e una tempesta di dolore impazza nella sua mente, il colpo è più forte di un’esplosione.
Riconosce in lui l’assassino di Corrado, l’essere che in colpo solo ha ucciso tre persone, non solo suo figlio, ma anche lei e il marito, vivi nel corpo ma morti nell’animo.
Sei anni fa durante una rapina alla loro tabaccheria il suo unico figlio, rimane ucciso, ed ora il rapinatore e assassino è davanti ai suoi occhi.
Nora muore ancora una volta.
Tornata a casa, confusa, incredula, informa Pasquale, suo marito, e crea anche in lui una voragine che lo lascia stordito.
Cosa può accadere nell’animo dei due genitori?
Che sentimenti possono affiorare dal buio di un cuore spento?
Odio, rabbia, vendetta?
No, molto di più, perché questi sentimenti sono furiosi, possono portare ad azioni scoordinato ed inutili, invece loro vogliono altro.
Mentre Pasquale cerca una vendetta più spiccia, Nora elabora un  piano pacato, lento, ma che inesorabilmente porterà ad un epilogo scioccante.
Un piano dettato solo dalla sua sofferenza, dal suo istinto di madre ferita, dal vuoto infinito che ormai la riempie.
La lettura di questo romanzo ci ha portato sull’orlo di un precipizio, lasciandoci lì, in bilico a guardare giù, nel baratro, mentre una vertigine furiosa ci lasciava stonate.
Un romanzo che ci ha posto domande senza risposta, che ci ha interrogate su cosa è giusto e cosa no, senza fornire elementi per rispondere, un romanzo che ci ha provocate fino a formulare pensieri scabrosi, sul valore della vita, sulla giustizia, sulla possibilità di recuperare uno sbaglio.
Un romanzo che ci ha scatenato riflessioni sul valore diverso per diverse vite.
La vita di un assassino ha lo stesso valore di quella di un bravo ragazzo?
Chi ha ucciso merita di vivere?
Un uomo che ha sbagliato, che ha pagato ha diritto ad una nuova vita? 
Noi non siamo riuscite a formulare risposte, non siamo riuscite a schierarci, siamo state sballottate, confuse, cambiando punto di vista a seconda di dove volgevamo lo sguardo.
Con una scrittura incisiva, immediata e penetrante Manzini scava nel torbido, mescola giusto e sbagliato, pone interrogativi seppelliti in ognuno di noi, ben nascosti dal conformismo, ma che possono essere messi a nudo da un dolore innaturale e violento come la perdita di un figlio.
Un romanzo in cui  anche senza una pagina di violenza esplicita viene sprigionato un dolore straziante, fino ad un epilogo durissimo in cui amore e morte diventano una cosa sola.
Una lettura che ci ha lasciate sfinite, spiazzate, addolorate, confuse ed affrante, ma tra le più belle dell’ultimo anno.
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