“Vorrei piuttosto morir cento volte, che essere privata del tuo dolcissimo amore. Chiunque tu sia, io ti amo perdutamente e ti ho caro più che la vita mia, e non vorrei fare il cambio neppure con Amore in persona”
“La favola di Amore e Psiche” di Apuleio, (nato nel 125 d. C e morto nel 180 d. C.).
Una favola antica ma mai dimenticata, che non solo è stata ispirazione di narrazioni più moderne ma che contiene spunti vivi ed attuali.
Psiche sposa Amore con il patto di non poter mai vedere il suo volto. Nonostante la ragazza sia felice ed appagata la sua curiosità è così forte che disobbediendo una notte, cerca di vedere il suo viso illuminandolo con una candela.
Amore, svegliato da una goccia di cera che cade dalla lanterna scopre il tradimento.
La curiosità femminile di Psiche viene durante punita. Condannata a infinite prove viene separata dal suo sposo.
Un racconto di monito per le donne dell’epoca, che costrette a seguire ciecamente i voleri dei mariti, non avrebbero mai dovuto cedere a delle loro volontà, ma obbedire ciecamente.
Un racconto che tra le righe mostra, però, anche la ricerca di una autonomia femminile, incontenibile, bruciante, come se già una flebile coscienza fosse in erba.
Un racconto classico che ci ha riportato un po’ indietro ai tempi del liceo, facendoci rispolverare un po’ di quel meraviglioso mondo mitologico.