Campo di battaglia di Jerome Colin

Titolo: Campo di battaglia

Autore: Jérome Colin

Editore: Einaudi

Pagine: 152

Prezzo: eur 15.20

 

  • Copertina: 4♥ su 5 
  • Storia: 5♥ su 5
  • Stile: 5♥ su 5

 

“L’unico posto in cui un padre di un quindicenne può trovare rifugio è il bagno di casa. Solo qui, circondato da pareti piastrellate e dal silenzio, può cercare di capire cosa è andato storto.

Perché questa è la storia di una coppia che rischia di andare in pezzi di fronte agli assalti ripetuti di un figlio adolescente: Paul, che passa tutto il tempo a smanettare sul telefono, grugnisce invece di parlare e, come se non bastasse, è stato ripreso più volte dai professori per aver gridato – Allah Akbar – nel cortile della scuola. Cosa abbiamo fatto di male?, si chiedono i genitori. Niente.

Ma la guerra è ormai dichiarata. E loro non sono preparati. Tra goffi tentativi di salvare un matrimonio in crisi, gesti sorprendenti, ansie e paure…”

Un romanzo breve e letto in un soffio, complice il coinvolgimento emotivo da una parte ma anche la bravura dello scrittore dall’altra.

E’ il diario di un genitore, lavoratore, marito e padre di due figli di cui uno adolescente. Le sue sono giornate comuni, dove sin dalla colazione la musica è stonata, i toni scordati e l’aspettativa si riduce sempre a briciole cadute a terra.

Paul è un adolescente qualsiasi, sempre chiuso in camere, geloso della sua privacy, convinto di sapere tutto, di poche e rudi parole, di scarsa compagnia, sempre sulla difensiva.

Anche Jérome è un padre qualsiasi, che cerca nella coppia la passione del primo giorno ma si perde tra il bucato e l’aiuto compiti. Un uomo semplice, che vorrebbe cambiare ma non sa come e che soffre e si dimena davanti a quel campo di battaglia, quotidiano e irrisolvibile.

Anche il diario racconta di giornate qualsiasi. Il tentativo di festeggiare l’anniversario dimenticando il resto, la ricerca della parola giusta per ricominciare a comunicare, l’ansia se il cellulare squilla a vuoto, la rabbia per l’ennesima nota da firmare.

“E’ questa la vita? Baciare la propria moglie a fior di labbra. Dare il buongiorno ai figli. Battagliare perché facciano i compiti. Battagliare perché sparecchino. Battagliare perché mettano in ordine la loro stanza. Battagliare perché preparino lo zaino per la scuola. Battagliare con la propria moglie per aver battagliato troppo con i figli. E battagliare la sera per addormentarsi, domandandoti che cosa hai fatto per meritare tutto questo. e resti. Aspetti l’indomani. Per lunghi anni. Perché hai paura della solitudine.”

Ma allora se è tutto “qualsiasi” cosa fa breccia?

Ci ha colpite la caduta libera di una coppia, impantanata tra famiglia e figli.

Vedere come ci si possa perdere di vista stando sotto lo stesso tetto.
Come ci si riduca al silenzio, alla tolleranza, a come si sia abbandonata l’idea di voler costruire ancora qualcosa insieme.
Colpite anche dalla riflessione sulla scuola, quando per un attimo il genitore ritorna adolescente e sente la pressione di tutte quelle ore seduto, sottoposto ad una gerarchia vecchia di secoli mentre il mondo si muove alla velocità della luce.
La voglia di mollare tutto, di slegarsi dalle regole, di imparare solo quando ce n’è bisogno perché in un soffio gli anni migliori volano via.
Chiedersi se è giusto spacciare per buona questa costrizione ai nostri figli quando l’abbiamo passata sulla pelle pure noi.
Un romanzo che parla con ironia e leggerezza dei drammi piccoli e grandi che si vivono in famiglia, quelle dinamiche che chi ha figli conosce bene. La crescita, l’accettazione del cambiamento, il sapersi ridisegnare.
Un tono scanzonato che ti fa arrivare ai punti di svolta un po’ inaspettatamente, ti lascia nero su bianco situazioni che conosci ma non vuoi sentire.
Spesso mettere il naso dentro casa altrui, vedere dal di fuori cose che si conoscono bene, è come accendere la luce.
Una storia che dosa bene passaggi drammatici con altri esilaranti. Fluida, ben pensata. Un libro che vale la pena leggere, soprattutto in veste genitoriale.
Se è vero che non c’è un manuale di comportamento nell’essere padri (o madri), è vero anche che ritrovarsi nella vita altrui potrebbe essere il punto di partenza di un cambiamento, o una riflessione rimandata da tempo.
Una scoperta piacevole questo Colin, che è riuscito a farci ridere e commuovere nello stesso momento, spingendo gli occhi all’orizzonte per dire a noi stesse che è successo anche a noi quello che ci racconta.
Parafrasandolo, non sappiamo nulla del domani ma questo romanzo oggi è stato un incontro prezioso
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