Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin

Titolo: Cambiare l’acqua ai fiori

Autore: Valérie Perrin. Con questo romanzo ha vinto il Prix Maison de la Presse presieduto da M.Bussi

Editore: e/o

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 473

Prezzo: eur 17.10 su IBS

 

  • Copertina: 5♥ su 5
  • Storia: 5♥ su 5
  • Stile: 5♥ su 5

 

Diversi mesi fa questo libro era molto gettonato sui social.

Una pubblicità continua che è diventata snervante.
Abbiamo aspettato che si facesse un po’ di silenzio intorno e lo abbiamo letto.
Nessun accenno alla sinossi che troverete su qualsiasi bookshop online.
Anche perché sarebbe un peccato stupirvi prima che lo facciano le pagine.
La protagonista si chiama Violette e la sua vita da giovanissima in poi si dispiega in una poesia nostalgica e intima, svelando una voce che altrimenti non si sarebbe sentita: quella dell’anima.
Violette è sposata ad un uomo che troverete banale fin quasi alla fine…quasi.
Ha una bimba a cui è legata visceralmente nonostante tutto.
Ha un amico, Sasha, che le insegna la leggerezza, aiutandola a silenziare le urla di dolore e i fantasmi che la popolano.
E poi c’è il cimitero. La storia è per lo più ambientata in un luogo che siamo abituati a tenere lontano perché ci fa pensare ad una perdita, ma è solo un altro viaggio del destino, viaggio eterno.
Qui la cura dei fiori, l’ascolto degli addii, il grattar via il muschio dalle lapidi, innaffiare le piantine, fare una carezza a chi non riceve più visite né preghiere, tutto contribuisce a creare una sorta di bolla senza tempo, dove i giorni si susseguono lenti e la vita sembra non bussare mai.
“…l’odio e la violenza, il sollievo e la miseria, il risentimento e i rimorsi, il dolore, la gioia, i rimpianti, tutta la società, tutte le origini e tutte le religioni su pochi ettari di terra”
Violette è splendida. Le pagine vi sveleranno il romanzo che l’accompagna quotidianamente, sempre lo stesso. Vi faranno intravedere il suo simbolico modo di vestire, le sue mani nella terra umida mentre piantano i fiori.
Sentirete il profumo della manciata di foglie di tè lasciate cadere nella tazza, sfoglierete quel quaderno dove annota i saluti più importanti, quelli finali.
Dopo un inizio incerto, il romanzo si schiude come un fiore al mattino, mostrando via via i suoi petali fino al cuore, la parte più bella, con i colori più intensi. Questa storia è stata proprio così. Un’esplosione a rallentatore.
Un fuoco d’artificio alla moviola.
La vita di Violette ha lasciato spazio a quella di chi la circonda, dimostrando come sotto la corteccia più ruvida spesso ci sia una seconda pelle che non sa uscir fuori.
La prosa è una melodia di tanti strumenti diversi, a volte note isolate, altre un coro di suoni. Un adagio che si svela piano piano, senza sobbalzi, senza assoli dirompenti. La musica delle parole prosegue, si fa capire, poi non più, poi si libera ed apre a verità inaspettate.
Ogni capitolo è introdotto da piccoli pensieri, stralci di emozioni che Violette ci regala come un assaggio e che ci ricordano la bellezza, talvolta nascosta, degli Haiku giapponesi
“Imparate a dare assenza a chi non ha capito l’importanza della vostra presenza”
La magia di questo libro è nell’essere straziante e doloroso senza fare male. E’ come se Violette fosse lì a raccontarti cosa è successo ma ti abbracciasse stretto prima ancora di parlare. Un ombrello aperto prima del temporale, uno scoglio prima del mare aperto.
Meravigliosamente delicato, magistralmente narrato.
L’ultima pagina l’abbiamo girata con un sospiro malinconico, per niente pronte a finire, consapevoli che la sofferenza non scansa nessuno ma che i magazzini dell’oblio sono illimitati e per questo dobbiamo avere la pazienza di cercare come cauterizzare le ferite.
Abbiamo nuovi occhi con cui guardare la terra dove riposa chi è partito per l’ultimo viaggio.
Un libro che si fa leggere è comune, un libro che lascia il segno è raro. Violette ha lasciato un fiore nel nostro cuore.
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