Caffè riflessivo con Federica Bosco

 

Titolo: Mi dicevano che ero troppo sensibile

Autore: Federica Bosco

Editore: Vallardi

Pagine: 235

Prezzo: eur 14.90

 

 

“Ho sempre saputo di essere troppo sensibile. Fin da quando ero piccola mi accorgevo di non percepire le cose come gli altri bambini, ma di sentirle in maniera molto più profonda, intensa, lacerante, da qualche parte fra il cuore e la pancia. Però non riuscivo a esprimerle in nessun modo…”

E’ così che Federica Bosco Ci introduce tra i chiaroscuri di un universo ancora sconosciuto, spesso trascurato persino dalla psicologia e dai tanti specialisti che dovrebbero occuparsi delle mille sfumature dell’animo umano. Un universo popolato da creature particolarmente fragili, dotate di antenne che percepiscono con la potenza di radar le gioie e il dolore altrui, che si sentono diverse dai più, e spesso a disagio, che temono i rumori e qualunque stimolo violento, che si definiscono certamente difficili, ma anche creative, generose ed empatiche.

Questo libro l’abbiamo comprato dopo esserci innamorate della prosa di Federica Bosco con il romanzo “Ci vediamo un giorno di questi“. Una storia di amicizia e amore scritta con passione che ci ha emozionate fino alla fine.

Questo libro invece è di tutt’altro genere. A metà tra il saggio e la riflessione autobiografica, racconta l’esperienza della stessa autrice nel relazionarsi ad un mondo dove la maggior parte delle persone ragiona in maniera analitica e logica.

La Bosco invece mette avanti il cuore, da sempre. Il suo modo schivo e silenzioso di avvicinarsi agli altri, la sua insofferenza sono frutto di una indole ultra sensibile che fa fatica a filtrare suoni e rumori, caos e sopraffazione.

La vita per le persone così non è tanto semplice. Faticano a farsi capire, faticano a trovare un contesto confortevole, faticano ad ambientarsi.

” Tornare a casa e poter stare da soli nel silenzio o comunque in un ambiente protettivo e calmo è fondamentale. Non funzioniamo bene senza la nostra ricarica che necessita, a differenza degli altri, di molta più calma e molto più tempo.”

Ed è proprio qui che è nata la curiosità di leggere questo libro. Avere in famiglia una persona che all’istante si pone in maniera diversa dagli altri, che percepisce il più piccolo cambiamento nell’aria, che non fa sentire la sua presenza ma chiede a modo suo comunque attenzioni.

Attraverso la sua personale esperienza e la lettura di scritti riconosciuti sulla materia, la Bosco ci regala il suo percorso per trarne spunto su cui riflettere. Spunto che non solo l’ipersensibile usa su sé stesso ma d’aiuto anche per chi gli sta vicino.

Molto scorrevole, ricco di vita vera e vissuta , cosa che avvicina molto l’argomento al lettore. Il tono della Bosco poi è sempre leggero, smorza la drammaticità e ironizza per rendere appetibile ogni pagina.

Una lettura che si fa velocemente, matita alla mano, per sottolineare passaggi infiniti da rileggere e far sedimentare.

Potremmo dire una sorta di manuale di sopravvivenza, senza tempo, per genitori e figli, amici o parenti. Pagine che allargano la mente e offrono un punto di vista alternativo a quello che magari ci appartiene.

 

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