Agnese, una Visconti di Adriana Assini

Titolo: Agnese, una Visconti

Autore: A.Assini. Apprezzata con altri titoli in cui si è sempre dimostrata all’altezza del raccontare la Storia in maniera amabile e sapiente.

Editore: Scrittura&Scritture

Pagine: 326

Prezzo: eur 14.50

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5 Calzante
  • Storia: ♥♥♥♥♥/Appassionante
  • Stile: /Prezioso

 

Agnese è figlia di Benabò Visconti e di Beatrice della Scala.

Siamo a Milano verso la fine del ‘300.
Bernabò  è un uomo potente, carismatico, irruento, irascibile e tiene sotto il suo dominio la corte. Facile alla guerra  e alla violenza , tutti lo temono e lo rispettano, solo Beatrice sa tenergli testa, solo lei sa trovare le parole per entrate ne suo animo.
Nobile ,elegante e colta, racchiude in sé la forza di un condottiero, l’astuzia di un politico , la diplomazia di un ambasciatore e il fascino di una vera donna.
Ama Bernabò, lo conosce , accetta i suoi limiti ed intelligentemente anche le sue notti fuori dall’alcova nuziale, sapendo che nessun’altra può averlo se non per più di una sera. Gli ha dato numerosi figli, ma tra questi Agnese è la prediletta.
Sottile, eterea, pallida  tanto da apparire alle volte non in salute, nasconde invece un temperamento forte. Il sangue Visconti pulsa, il senso dell’onore, della libertà, la fierezza di essere figlia di un grande condottiero sono le sue certezze.
Per questo, Bernabò la ama in modo particolare, per  questo non si capacita di vedere un tale carattere in un corpo femminile, come se il destino si fosse beffato di lui.
Purtroppo il matrimonio con Francesco Gonzaga è necessario, ed è già deciso. Ad Agnese non resta che rassegnarsi. Deve sposarsi e partire per Mantova.
Laggiù si sentirà in gabbia , soffocata dalla nebbia, annegata dai canali che circondano la gelida città e non saprà trovare la luce.
La vita coniugale segnata ed appesantita dalla sua sterilità è solo un continuo litigio, intrisa da un perenne livore reciproco , segnata da doveri coniugali da dover espletare senza amore né calore.
Francesco Gonzaga, immaturo pavido ma ambizioso, pusillanime ed opportunista, desidera solo il potere, non conosce amicizia , ma solo comode alleanze con chi è più forte, per trarne personali benefici.
Anche il rapporto con Bernabò, suo suocero, è cenere sotto la brace, pronta a divampare in un fuoco di ostilità. E’ minato da un reciproco disprezzo, aspetta solo una scusa per sfociare in odio.
Agnese sa e vede tutto ma è braccata, controllata negli spostamenti, e nella corrispondenza e poco può fare per cambiare la sua situazione.
Con il  sopraggiungere della morte dei suoi genitori rimane sola e cadono così le ultime difese affettive.
Un baratro si apre tra i coniugi quando Bernabò muore dopo essere stato imprigionato dal cugino, sotto gli occhi indifferenti di Francesco Gonzaga.
Agnese non perdonerà mai il marito di non aver preso parte attiva alla difesa del padre.
La vita di Agnese da questo momento in poi è una discesa vertiginosa verso l’infelicità, verso una ricerca di ossigeno, che non trova se non in parte solo tra i suoi amati e preziosi libri almeno fino a quando non inciamperà in un amore inaspettato.
Un epilogo tragico segna la breve vita di Agnese, sottoposta ad  una fine ingiusta, tragica e crudele.
La narrazione è davvero coinvolgente, così come lo sono i personaggi e le loro vicende.
L’autrice è abilissima a dipingere e rappresentare l’indole di ognuno di loro, i difetti, le debolezze, i punti di forza, le peculiarità sono finemente descritti.
Scopre e disegna i delicati equilibri che si mantengono tra loro o i disastrosi squilibri che si creano.
Bernabò, è un abile politico, un condottiero prode e coraggioso non conosce paura e nulla lo fa vacillare se no l’amore per la figlia
“Agnese m’è assai cara. Lei mi assomiglia più di quanto appaia. Invero non esiterei a far sbranare dai cani chiunque si azzardasse a torcere un capello.”
Beatrice, la Scaligera, madre di Agnese è colta come poche, tiene in equilibrio perfetto la corte, il consorte è l’amore per i figli, in particolare per Agnese.
” Sposate il Gonzaga, dategli una nidiata di eredi e tollerate col sorriso sulle labbra le sue cento amanti… Soltanto così vivrete a lungo, morendo di morte naturale e non d’inganno.”
La bellezza di questo libro si sprigiona ad ogni pagina, ed è data dall’equilibrio tra il gusto del romanzare e il rigore storico.
La ricostruzione della storia di Agnese è frutto di studi attenti e minuziosi che l’autrice sa tradurre in uno splendido romanzo.
Anche la ricchezza del linguaggio, la bellezza della prosa, l’uso di uno stile non troppo moderno, contribuiscono ad accrescerne la piacevolezza.
A volte troviamo, come piccole gemme, termini dell’epoca, che vanno ad impreziosire il racconto, quasi come una pietra può fare con un abito.
Delicatissimo il tocco sui rapporti familiari all’epoca difficili e sempre filtrati, mai liberi e spontanei. Il rapporto padre figlia, tra Agnese e Bernabò trapela tra le pagine, intenso e indissolubile
“Le nostre porte sono per voi sempre aperte, ma ancora di più i nostri cuori”…” Trattenne le lacrime, ma non il desiderio di abbracciarlo, separarsi da suo padre fu lacerante. Quell’uomo che per molti rappresentava il male assoluto, per lei era il bene infinito. Non fuoco che incendia e frastornato, ma il raggio di sole che avvolge e riscalda “.
Leggere questo libro è come fare un salto indietro con la macchina del tempo. Ci si ritrova tra dame, cavalieri, banchetti e musica. Si sente il freddo delle ampie stanze dei castelli, si respira la nebbia del Mincio, si odorano ghirlande di fiori e frutta e si rabbrividisce per la crudeltà umana.
In tutto il romanzo la bellezza di Agnese fa da protagonista, una bellezza fisica eterea, delicata ma anche una bellezza interiore forte ed indomita.
Agnese ci addolora quando la sua voglia di vivere le viene spenta lentamente, ci incanta quando esprime la sua dignità, ci appassiona quando ama il suo cavaliere di un amore puro e cavalleresco, ci emoziona con la sua rettitudine, ci strazia con la sua ostinazione che la porterà a morire, ci ammutolisce con la sua malinconia.
“Vivo tra specchi che non riflettono, parole che non spiegano, luci che non illuminano”.
Si volta l’ultima pagina del libro con il cuore piccolo piccolo e un “no” tra le labbra.
Bellissimo, consigliato a chi ama i romanzi storici, a chi ama le biografie femminili, a chi ama perdersi in quell’epoca magnifica e contraddittoria che è stato il Rinascimento.
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