A Parigi con Colette – Angelo Molica Franco

A Parigi con Colette

Autore: Angelo Molica Franco. Giornalista e traduttore si è dedicato allo studio della vita e delle opere di Colette per passione curando anche lo scenario per il quale questa grande icona del Novecento ha camminato

Editore: Giulio Perrone

 

 

A due ore da Parigi, a Saint-Sauveur-en-Puisaye il tempo è sospeso. C’è una campagna di un verde così scuro e brillante da sembrare blu, boschi fitti e dilaganti attraverso cui le strade si fanno spazio a fatica. Sembra un posto incantato che fa vivere tutto ciò di cui è capace la fantasia umana.

In una casa dal grande e maestoso portone di legno ha vissuto Sidonie Gabrielle Colette. Scrittrice, giornalista, attrice ma soprattutto libertina, esuberante, trasgressiva, Colette è stata l’emblema di un’epoca ed ha lasciato tracce di sé nei salotti più rinomati, negli ambienti più importanti della belle époque francese.

Come aveva predetto il Bal au moulin de la Galette di Renoir pochi anni prima, lo spirito parigino sta cambiando. Nel quadro c’è una piazza gremita di gente. Si parla, si beve, si ride e si danza. L’atmosfera è rilassata. Lo scenario è quello di Montmartre, accanto ad un famoso mulino che presto diventerà punto vitale del nuovo periodo in arrivo.

Affianco ai caffè borghesi, alle popolane taverne, nascono le brasserie che accolgono senza pretese ed i chioschi all’aperto dove sovente un’orchestrina suona.

Parigi sta cambiando pelle. Le protagoniste della Belle époque sono indiscutibilmente le donne. Stivaletti di pelle, calze rosse, gonna leggera che si tira su con un sol gesto, oppure lunghi guanti neri e un abito azzurro, o ancora una veste floreale con una scollatura licenziosa. Gli occhi innamorati di Toulouse-Lautrec rendono immortali le icone del tempo mentre il Moulin Rouge diventa tempio dell’operetta.

 

Tira un’aria saffica. Ci si traveste mascherando con stile l’identità di genere e per molte donne il travestimento ha rappresentato una sorta di rinascita verso una società non ancora pronta a comprendere gusti diversi da quelli comuni.

Colette, come la Violante di Proust, è un’ammaliatrice di uomini che non passa mai inosservata. Le sue doti di scrittrice, soffocate sul nascere dal marito Willy che ne firmava i testi, non sono che parte della sua fama. I salotti più rinomati come quello di Mme Arman la vedono al centro di corti spietate da parte di donne e uomini.

Le sue relazioni talvolta mal celate di proposito, la rivendicazione della paternità di Claudine, protagonista di una lunga serie di storie apprezzate ed amate dal pubblico lettore, la vedono sempre sotto i riflettori.

 

Colette osa nel vestire, sfida le convenzioni dell’epoca e si abbandona alla Parigi nascente con fare lascivo. E’ il periodo del Moulin Rouge, delle prime esilaranti esibizioni de Le Pétomane sempre elegante in frack, panciotto e doppiopetto, di Chocolat, il primo clown nero della storia, elegantissimo e bello.

Gli stessi cilindri neri, spettatori del posto più à la mode di Parigi, vedranno poi Colette esibirsi a teatro e baciare la sua amica e compagna, Missy. Così la scrittrice diventa anche star del jet-set senza inibizioni.

La relazione fra Colette e Missy, nonostante le polemiche, le lascia aperte le porte di un salotto rinomato, quello di Gertrude Stein. Ambiente che vede non pochi illustri partecipanti come Picasso, Matisse, Hemingway.

 

Mentre Parigi è inondata per le continue piogge,

“senza elettricità, priva di acqua potabile…orologi pubblici…fogne straripate al livello stradale…”

Colette divorzia e si svincola da un legame che le è solo di intralcio. Mentre firma le carte, a Montparnasse, tra futurismo, cubismo ed altre avanguardie, sta nascendo la pittura moderna. Artisti voraci e volitivi come Modigliani, De Chirico, Picasso prendono “cittadinanza” e fanno da apripista a grandi cambiamenti.

Arriva la guerra che mette in pausa i giorni precedenti ma non Colette, più viva che mai. Come inviata per Le Matin 

“parlerà della guerra, è chiaro, ma senza trascurare i colori, i sapori, gli odori, la miseria, l’ironia, la bellezza del corpo, poiché tutto – così il sole, lacqua, il caprifoglio, i polli nell’aia, la luna…. – tutto si, è corpo e nulla può sfuggire alle leggi del corpo.”

Chi legge le sue parole viene investito dai colori, dal riverbero del sole, dal blu profondo del mare, dalle vesti accese dei bambini che giocano e poi dalle campane, dai tamburi, dalle grida di guerra. Colette ai suoi lettori mostra tutto, affonda la penna nel bello e nel brutto. Fotografa su carta la Francia per quella che è, sconcertata dagli orrori della guerra, impaurita ma anche tenace e capace di risollevarsi.

L’onorificenza avuta al fianco di un timido Proust, una continua ricerca della freschezza giovanile che ormai la sta lasciando e l’uso imperterrito di quel rossetto rosso che la Elizabeth Arden in veste di suffragetta distribuiva gratuitamente come emblema femminile, la visita di un giovanissimo ed intimorito Truman Capote ed infine la carezza sulla guance di una provata ma tenace Edith Piaf chiudono il sipario sulla vita di questa donna.

Gli applausi scrosciano…

 

Abbiamo cercato di darvi un’idea di un libro di sole 111 pagine che sono state le più ricche, le più descrittive, le più popolose mai lette. Un viaggio in una Parigi che possiamo solo immaginare.

La nostra “guida”, Angelo Molica Franco, è stato così abile e così preparato da non farci sentire mai stanche. Ci ha mostrato e spiegato luoghi e persone, ci ha tirato dentro eventi e situazioni. Ha cercato (e ci è riuscito) di tenere un filo storico saldo e continuo per non farci smarrire la strada.

Durante la lettura abbiamo sentito le musiche del Moulin Rouge, gli applausi del pubblico a teatro, i bicchieri che brindano nei chioschi, la baldoria degli artisti notturni e la fatica dei lavoratori mattutini. Abbiamo udito le chiacchiere nei salotti più in voga ed ammirato i vestiti, i merletti ed i lustrini delle invitate.

Abbiamo sempre intravisto Colette, in ogni ambiente, ne abbiamo sentito la voce o letto i racconti. Una Colette sempre elegante, sempre vezzosa. Uno sguardo vispo, in barba all’età che avanza, un sorriso malizioso.

L’abbiamo seguita nella sua vita così piena. L’abbiamo ammirata nel suo essere se stessa senza compromessi, nel suo accettarsi senza filtri. L’abbiamo capita, approvata ed amata.

Un libro prezioso come un gioiello. Inaspettato. Una lettura che scorre come una favola per bambini, ti riempie di colori, musica e profumi. Ti lascia stordita ed inebriata perché in fondo questo viaggio a Parigi è un po’ come se lo avessimo fatto anche noi.

Consigliatissimo agli amanti delle biografie che sono anche tanto di più. Adatto a chi adora come noi gli anni di inizio ‘900, a chi piace Parigi e l’atmosfera che si respira, a chi vuole viaggiare e dimenticare. Se cercate una macchina del tempo, mettetevi comodi e lasciatevi portare.

 

 

 

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